Domanda:
Tema rapporto genitori-figli!?
Mari
2010-12-20 09:43:26 UTC
Mi servirebbe per domani un tema sul rapporto genitori-figli..consigli? :D
Due risposte:
anonymous
2010-12-20 09:52:18 UTC
L’età che sto vivendo, definita in modo generico “adolescenza”, é quella che vivi con una maggior conflittualità interiore e che porta spesso a far ricadere questo disagio sulle persone che ci circondano nella vita quotidiana.Primi fra tutti i nostri genitori che ci assistono,più o meno,qualunque siano i nostri stati d’animo.nell'età in cui sei bambino sono loro la tua autorità e il modello da seguire e cerchi con la maggior diligenza possibile di svolgere i piccoli compiti nel modo da loro più apprezzato e, sei per loro l’ impersonificazione del proprio volere.Andando avanti con il tempo nel ragazzo si cominciano a delineare i caratteri della sua personalità e il genitore si trova di fronte una persona da non definire né adulto e né bambino. Per noi ragazzi è un periodo di “assestamento” nel quale si rifiutano i consigli che ci provengono da pulpiti che sembrano così lontani dalla nostra visione e incapaci di capire quello che sta succedendo in noi. E' proprio in questa fase che con i miei genitori ho vissuto la maggior conflittualità. Sembrava strano dover raccontare i miei problemi o le mie vicissitudini a loro che avevano una visione così storpiata degli anni della gioventù,che cambiano di generazione in generazione. Essere assecondati spesso con le solite espressioni: ”che vuoi che sia” oppure “non sono certo questi i veri problemi,vai più avanti e vedrai…”.Sono queste le frasi che speri di non sentire più una delle tante volte che provi ad esprimerti e a confidarti con tuo padre o tua madre. Da entrambe le parti si vorrebbero imporre i propri pensieri e capita di potersi sbagliare:dalla parte dei figli chiudendosi in se stessi e rifiutando qualsiasi cosa ci venga detta,non perché questa non sia giusta ma anche solo per non ammettere di aver sbagliato;dalla parte dei genitori usando smodatamente la carica autorevole che rappresentano all’interno della famiglia.Personalmente sono una ragazza che ha sempre parlato, sin da bambina,delle volte sin troppo. Delle volte però, rimaneva difficile anche a me confidarmi con i miei genitori. Trovavo più facile e meno imbarazzante farlo ad esempio con le mie zie piuttosto che con loro forse perché avevo un certo disagio ad esprimere ai miei genitori le mie fragilità. Capitava e sporadicamente capita ancora che la voglia di apparire sicura di me ai loro occhi si trasformasse in aggressività nei loro confronti. Nonostante tutto molto raramente ho trovato verso di me una mancanza di disponibilità e di comprensione. Conosco però molti miei coetanei che non rendono affatto partecipi della loro vita i propri genitori e genitori che non fanno nulla per essere partecipi della vita dei figli. Questi sono basati semplicemente sull’apparenza e non trovano produttivo servirsi delle proprie forze per rendere la propria famiglia anche ricca di contenuto. È proprio in queste famiglie che nascono in noi ragazzi la voglia di evadere e di disubbidire alle persone che hanno il ruolo di genitore ma che in effetti non conoscono nulla dei propri figli.Un altro aspetto che può suscitare complicità o rivalità è la conquista della fiducia da entrambe le parti. Un genitore è sempre insicuro quando si tratta di concedere o no fiducia ai figli e capita che, per togliersi la preoccupazione, dice, senza neanche dare una motivazione, quel tanto odiato da noi figli “NO” secco senza diritto di replica. Non c’è qualcos’ altro che per quanto mi riguarda è capace di non farmi ragionare. È uno dei gesti più ingiusti, incapace di far maturare il rapporto:è ammissibile non dare spiegazioni e quindi anche certezze ad un ragazzo che affronta un periodo nel quale si trova alla ricerca soprattutto di queste. Il momento della conquista, se meritata, invece è quello di maggior complicità e maturazione. Ci si trova a rapportarsi con genitori che t'inseriscono nel mondo delle responsabilità,che ti fanno sentire accettato e capito.Ritengo che quello del genitore e quello del figlio siano i mestieri più difficili da svolgere, nessuno dei due meno dell’altro. L’apertura mentale, il dialogo e il rispetto sono le parole chiavi che possono dirigere un rapporto familiare nei migliori dei modi possibili
yahiska
2010-12-20 11:03:23 UTC
È un’amara sorpresa, per molti genitori, scoprire che i propri figli, giunti alla soglia dei tredici-quattordici anni, si trasformano rapidamente, assumendo una nuova personalità più complessa, che essi non sanno penetrare e di fronte alla quale provano un senso di smarrimento. Abituati a confrontarsi con bambini di cui conoscevano alla perfezione esigenze e sentimenti, si accorgono ora di essere esclusi dalla segreta confidenza di questi adolescenti.

A questa fase della maturazione dell’individuo, corrispondono due tipi di rapporto con i genitori che impedisce, anche per colpa dei figli, il dialogo.

Il primo atteggiamento è quello dei molti genitori che nel disperato tentativo di tornare ad essere il punto di riferimento di quelle che, ai loro occhi, sono ancora creature bisognose di guida, assumono un atteggiamento di ostentata amicizia nei confronti dei propri figli. Tale atteggiamento, è stato provato da un’indagine della fondazione Exodus di Don Mazzi, non è apprezzato, ma anzi viene condannato dalla maggior parte dei ragazzi.

L’adolescente, infatti, non accetta il genitore che invade la sua privacy eccedendo nella presenza o che tenta a tutti i costi di piacergli come amico, dimenticandosi il suo ruolo principale che è quello del genitore.

L’altro atteggiamento emerso dall’indagine dell’Exodus è quello, inverso, distacco tra genitori e figli.

Molti ragazzi, infatti, sostengono che gli adulti pensano troppo a loro stessi, comunicano poco e non capiscono le loro necessità. In questo caso il dialogo, se così si può chiamare, è quasi unilaterale e spesso verte su argomenti che non interessano un granché al ragazzo (come ad esempio le spese della casa, i soldi, il lavoro e la giornata dei genitori).

Un altro problema del dialogo tra genitori e figli che fuoriesce dall’indagine è che i figli hanno sempre più bisogno


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