Domanda:
Recensione il bambino con il pigiama a righe?
Vincy
2010-02-02 05:59:54 UTC
Mi serve la recensione del film "il bambino con il pigiama a righe" ma non deve essere troppa complicata
Sei risposte:
Rossella
2010-02-02 06:06:54 UTC
Il bambino con il pigiama a righe, adattamento del romanzo omonimo del giovane scrittore irlandese John Boyne, si inserisce pienamente in questo filone "infantile", senza tuttavia rinunciare a una rappresentazione lucida e realistica dell'orrore, lontana da qualunque edulcorazione o trasfigurazione fantastica sullo stile de La vita è bella. Al centro di questa storia c'è, infatti, l'incredibile amicizia tra due bambini: Bruno e Shmuel, l'uno figlio di un gerarca nazista promosso alla direzione di un campo di concentramento, e l'altro un indifeso ragazzino ebreo, internato assieme al padre proprio in quel campo. Bruno, bambino fantasioso e vivace, che adora gli aeroplani e le storie d'avventure, si trasferisce, assieme a tutta la famiglia, in una spettrale e solitaria casa nei pressi del campo di sterminio sotto la supervisione del padre. Mentre la sorella, di qualche anno più grande, si fa plasmare dall'ideologia nazionalsocialista propugnata dal padre e da un severo istitutore, Bruno riesce a fronteggiare il male, ergendo a schermo la propria innocenza e fantasia. E proprio la sua sete d'avventure, contrapposta ai freddi e razionalisti volumi di storia impostigli dal maestro, lo spingono a esplorare la campagna circostante l'abitazione, fino ad imbattersi nel campo di concentramento. Attraverso il filo spinato, Bruno vede un altro bambino, Shmuel, affamato, affaticato e vestito con una divisa a righe, con cui fa subito amicizia. L'innocenza di Bruno non gli consente immaginare neanche lontanamente la malvagità degli adulti. Si costruisce così una propria spiegazione, del tutto infantile e ingenua, ma di certo meno folle dell'abominio concepito dai nazisti: il campo non è altro che una fattoria, le divise a righe sono semplicemente dei pigiami, e i numeri di matricola con cui sono contrassegnati gli internati fanno solo parte di un gioco. Ma sarà Shmuel ad aprire pian piano gli occhi di Bruno, fino a fargli mettere in dubbio anche le azioni del padre, nei riguardi del quale aveva sempre riposto una completa fiducia. Purtroppo, entrambi i ragazzi saranno letteralmente travolti dall'orribile verità in cui hanno avuto la sfortuna di imbattersi.



Al suo esordio alla regia, lo sceneggiatore britannico Mark Herman (suo è lo script di Grazie, signora Thatcher) si approccia alla materia con uno stile rigoroso e distaccato, privilegiando una rappresentazione realistica e focalizzandosi soprattutto sul percorso di progressiva consapevolezza e conoscenza del male affrontato da Bruno e, tramite lui, anche dal resto della sua famiglia. Un cammino graduale che viene reso anche attraverso elementi spaziali e scenografici. La vuota casa di Bruno sembra, almeno all'inizio, una fortezza in grado di proteggere e di isolare i familiari dall'orrore del mondo circostante. Ma, sin da subito, si dimostra come sia impossibile arginare l'invasione della realtà esterna. Il ragazzo, infatti, entra in contatto con un vecchio prigioniero del campo di concentramento, Pavel, utilizzato dalla famiglia come sguattero: presenza fantasmatica, discreta, eppure prepotentemente incisiva e "fragorosa". Interessante anche il tentativo di rappresentare la disperata e vitalistica voglia di fuga di Bruno con vari espedienti: il suo amore per il volo e per l'altalena, la passione per le avventure fantastiche. Inoltre, il rapporto del ragazzo col padre, caratterizzato quasi fino alla fine da totale fiducia e obbedienza, è un'efficace metafora della relazione esistete tra tutto il popolo tedesco e il suo "padre", il Führer, nei confronti del quale la nazione germanica nutriva altrettanta cieca fedeltà. Ulteriore pregio de Il bambino con il pigiama a righe è quello di mostrare nel suo epilogo, senza alcun tipo di concessione, come la conoscenza del male debba necessariamente passare attraverso l'esperienza del dolore più estremo. Solo così, infatti, è possibile immedesimarsi nella sofferenza degli altri. Proprio come fa Bruno, che acquisisce la consapevolezza solo dopo aver attraversato la fatidica soglia di filo spinato che lo separa da un mondo "altro" e infernale.
✿∂αкσтα✿
2010-02-04 12:50:56 UTC
Metti recensioni film del bambino col pigiama a righe e t viene tranquillamente...Un Kiss



Ciaooo!!!
Kappa
2010-02-03 17:11:10 UTC
Ho visto questo film il giorno della memoria con la classe! (Sono all'ultimo anno) ti scrivo la mia opinione e se la condividi inseriscila per favore nel tuo compito perche' ritengo che la mia impressione dovrebbe diffondersi e ed essre letta da tutti! Sono rimasta senza parole alla fine del film! Avvilita! Muta! Un film che mi ha fatto ribolire il sangue nella testa! un'oltraggio! Un sacrileggio! L'amicizia di un bambino tedesco figlio di un importante esponente dell'idea nazista che diventa l'amico di un bambino ebreo deportato durante gli anni della seconda guerra mondiale? MA VOGLIAMO SCHERZARE? una serie di imprecisioni, inasettezze, errori caratterizzano questo film! In primis per smontare il tramma di tutto il film io vorei ricordare per chi lo sapesse gia ma si e' lsciato portare dalla corrente della pelicola, che gli ebrei deportati venivano selexionati e spartiti appeni scesi dal treno della "morte"! I vecchi non piu' in grado di lavorare e i bambini non ancora (di solito sotto i 16 anni!!!!!) venivano condotti nelle camere a gas e bruciati successivamente, senza eccezioni! A mio avviso il protagonista di 8 anni(come aveva prontamente dichiarato) non aveva un minimo di possibilità di passare la selezione! E se dovesse essersi nascosto(supposizone assai improbabile) difficilmente la sua presenza nel campo sarebbe sfuggita all'attenzione di tutti!(IL FATTO che lui avesse una cariola fa presumere pero' che lavorasse,il che mi risulta inverosimile del tutto,il lavoro nei campi di concertamento era sottoposto ad un'accurata supervisione dei soldati tedeschi che fa escludere la possibiltà da parte di un bambino di sottrarsi ad esso) Per non parlare dei controlli!! Passarsi qualche oggetto attraverso il filo spinato collegato perennemente alla corrente elettrica e non essere visti dalle guardie che effettuavano continue ronde, e' un salto con l'immaginazione che mi fa presumere l'enorme ignoranza rigauardo a qsuesta materia da parte del registra! Che raggiunge l'apice secondo me nel moment in cui il padre del bambino tedesco fa proiettarea casa sua agli altri esponenti della lotta per l'annientamento totale degli ebrei, la pelicola che faceva vedere le "VERE" condizoni di vita di un campo di lavoro!! I tedeschi che venivano a diretto contatto con la realtà dello sterminio della razza "inferiore", non avevano bisogno di essere ingananati con il materiale inventato! Perfino i soldati semplici cosi' come la maggior parte della popolazione della Germania , erano consapevoli,in misura diversa,su quello che succedeva nei lager! Non per questo avevano paura di opporsi alla propagande politica di Hitler! I suoi nemici venivano deportati e non sostenitori venivano deportati insieme agli ebrei e non c'era nemmeno un tedesco che ignorasse il destino delle persone "liqiudate". L'espressione del bambino e degli altri uomini all'interno del campo non era abbastanza sofferente! non hanno saputo trasmettere sul loro volto il senso di vuoto che era stato inflitto a loro dalla continua fame, freddo,umiliazioni, lavoro praticamente ininterotto e tristezza infinita dovuta alla separazione dalla famiglia e le attrocità viste! ed e' un aspetto molto negativo e oserei definirlo imperdonabile! Peche' e' opportuno ricordare che un film rappresenta la storia! Una traccia, una testimonianza! E storpiare la realtà (o semplicemente "caricarla" di meno per non renderla troppo pesante) non e' permesso a nessuno quando si tratta di temi cosi delicati! E per qulache brutto scherzo della sorte, questo film dovesse rimanere l'unica traccia del terribile crimine effettuato nei confronti della razza ebrea?? e venisse tramandato di generazione in generazione con questi fatti presi alla leggera ed inesatti? Chi sarebbe il responasabile dell'alterazione dei pensieri di migliaia e migliaia delle persone? il mio e' un'esempio portato al limite dell'immaginabile ma tuttavia non impossibile, serve a rammendare a tutti che ogni azione dell'uomo ha delle conseguenze e che e' necessario muoversi con la cautela e senso della responsabilità, perche' ognuno contribuisce indirettamente o direttamente con le proprie azioni o anche astensioni,alla storia! E noi abbiamo bisogno che una tale attrocità non si ripeta mai piu' sulla faccia della terra!
Alex
2010-02-02 14:17:10 UTC
Bruno, un bambino di 8 anni figlio di un ufficiale nazista, per via della guerra si deve trasferire in una caserma vicino a un campo di concentramento (di cui l'amministratore è il padre). Bruno pensava che quello non era un campo di concentamento ma una fattoria con persone che indossavano pigiami a righe. Lui si annoiava a stare in caserma tutto il giorno, allora ando a esplorare la "fattoria", e incontrò Schmu, un bambino ebreo detenuto. Diventarono migliori amici, affinchè, Schmu convinse bruno a venire con lui a cercare nel campo il suo padre che in realtà era stato ucciso. Bruno si infilò il pigiama a righe e si immischiò per sbaglio nella folla di ebrei che venivano portati nelle camere a gas. Morì e suo padre si rese conto di ciò che aveva fatto.
piedina83
2010-02-02 14:08:37 UTC
Ti assicuro che ti basta un pomeriggio per leggerlo, potresti provarci è un libro molto toccante
dogofiera.
2010-02-02 14:04:29 UTC
Bruno è un bambino di otto anni, che nel 1942, durante la seconda guerra mondiale vive una vita agiata e confortevole in una bella casa di Berlino. Suo padre Ralf è un ufficiale nazista autoritario che, dopo una promozione, si trasferisce con la famiglia in campagna per incarichi di lavoro. Bruno non è affatto contento di questo trasferimento: deve lasciare la sua bella casa e i suoi amici. Nella nuova casa non ha nessuno con cui giocare; in più sua mamma gli proibisce di "esplorare" i dintorni, vietandogli anche solo di andare nel giardino sul retro. Dalla finestra della sua camera, però, Bruno vede ogni giorno delle persone all'interno di un recinto, tutte uguali e vestite con un "pigiama a righe". La mamma, a disagio di fronte alle sue domande, gli lascia credere che siano "contadini" al lavoro in una "fattoria". A Bruno però viene espressamente vietato di andare alla fattoria per giocare con i bambini che si trovano lì, perché sono "strani" e "diversi" da lui.

Intanto a casa di Bruno arriva un nuovo tutore, che educa lui e la sorella maggiore Gretel di 12 anni secondo l'ideologia nazista. Gretel, affascinata anche da un giovane tenente delle SS, Kotler, comincia ad aderire a questa ideologia; Bruno, invece, non riesce a capire perché gli ebrei debbano essere considerati cattivi, anche perché Pavel, un prigioniero ebreo che lavora in casa, è molto gentile con il bambino. Finalmente Bruno scopre il modo per "evadere" da casa e si lancia nell'esplorazione del bosco vicino, fin quando non arriva alla tanto agognata fattoria, in realtà un campo di concentramento, dove conosce Shmuel, un bambino ebreo rinchiuso nel campo che diventa suo amico.

Un giorno, Bruno scopre di poter passare sotto il filo spinato che lo separa dal campo, e si offre così di aiutare Shmuel a trovare il suo papà, che non vede da tre giorni. Shmuel procura un altro "pigiama" e Bruno, mimetizzato, entra nel lager. Ad un certo punto scoppia un gran trambusto: le guardie armate di bastone spingono gli ebrei e li fanno entrare in un edificio di cemento. Dopo essersi spogliati pensando si dovessero fare una doccia, Bruno e Shmuel, tenendosi per mano, vedono aprire una botola sul tetto dell'edificio da dove esce del gas. Quando il papà di Bruno arriva alla camera a gas c'è solo silenzio: la loro morte è già giunta.


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