Domanda:
Chi mi può fare la parafrasi "il canto delle sirene" ( verso 153-200 ) URGENTE :D?
Joker
2011-03-02 11:27:20 UTC
10 PUNTI ASSICURATI :D
Quattro risposte:
anonymous
2011-03-02 11:32:02 UTC
Ho trovato questa...vedi se ti puo servire

PARAFRASI:

Mentre spiegavo le istruzioni di Circe ai compagni

la nave spinta da un vento favorevole arrivò rapidamente

all'isola delle Sirene.

Immediatamente il vento cessò,vi fù una calma

improvvisa,un dio addormentava le onde.

I compagni levarono e piegarono le vele,

le deposero nella stiva della nave e una volta posizionati

ai remi, con foga iniziarono a remare.

Io invece, con un' affilata lama di bronzo

avevo tagliato un disco di cera a pezzetti

e li stavo premendo tra le mani con forza.

Per la forte pressione e il calore del sole

la cera si ammorbidì e la spalmai

sulle orecchie di tutti i miei compagni.

Loro mi legarono mani e piedi con le funi

e mi fissarono saldamente all'albero della nave,

poi sedettero e remarono con forza.

Ma, nonostante fossimo veloci

la nave non passò inosservata alle sirene

e non appena fummo a una distanza che ci consentiva udirle

intonarono un canto soave:

" Vieni, famoso Ulisse, eroe dei greci,

ferma la nave, così potrai ascoltarci.

Nessuno è mai passato di qui senza

fermarsi ad ascoltare il dolce suono del nostro canto,

chi si è fermato se ne è andato dopo avere provato piacere

e acquisito più conoscenza.

Noi sappiamo quante sofferenze patirono a Troade

gli Achei e i Troiani per il volere degli dei;

sappiamo tutto quello che è successo su quella fertile terra".

Dissero queste parole cantando con voce soave:

tutto me stesso voleva ascoltarle,

facendo segno con gli occhi

ordinai ai miei compagni di slegarmi,

ma loro remavano curvi.

Prontamente Perimede ed Euriloco si alzarono

e strinsero di più le funi che mi legavano.

Quando oltrepassarono le sirene

e non si poteva più sentire nè la loro voce nè il loro canto,

i fidati compagni si tolsero la cera

dalle orecchie e mi slegarono.



COMMENTO:



Le Sirene nell'Odissea: un mortale e dolce oblio Lasciata l'isola di Eèa, Odisseo e i compagni si dirigono verso occidente grazie al vento propizio inviato dalla maga Circe per favorire la loro navigazione. Vicini all'isola delle Sirene,uccelli con la testa di donna,l'eroe rivela ai compagni le indicazioni della maga:tapperà loro le orecchie con la cera, poi essi dovranno legarlo all'albero della nave in modo che egli possa ascoltare il loro canto senza caderne vittima. Nei vv154-157 Odisseo avverte i compagni dell'utilità della conoscenza: essere consapevoli dei pericoli non serve ad evitarli ma ad affrontarli nel modo migliore facendo ricorso ai mezzi della ragione. Chi si avvicina alle sirene ??????? (“nell'ignoranza”), aveva detto Circe, va incontro a morte sicura(XII 41-46), una morte che toglie all'uomo la sua dignità. Nei vv184-191 le sirene affermano di sapere tutto ciò che accade sulla terra. Ed è proprio dalla promessa di un arricchimento conoscitivo che deriva loro quel fascino a cui gli uomini non sanno rinunciare. Il loro sapere è simile a quello delle Muse che Omero invoca a sostegno della sua memoria e delle sue conoscenze dicendo:”voi infatti siete dee, siete presenti e sapete tutto; noi poeti invece udiamo soltanto la fama e non sappiamo niente”(Iliade II vv485-486). Nell'incontro con Odisseo le Sirene sfoderano un'arma senz'altro vincente, se l'eroe non fosse saldamente legato all'albero della nave e non fosse quindi materialmente impedito a soddisfare l'irresistibile impulso ad abbandonarsi alle loro lusinghe. Esse infatti tentano di attirarlo con il canto di quelle imprese epiche che l'eroe ha vissuto in prima persona: ecco allora il ricorso ad epiteti e formule tipicamente iliadiche con lo scopo di arrivare direttamente al cuore di Odisseo. Quale fosse l'effetto prodotto su di lui dal ricordo delle vicende di ***** lo sappiamo da racconto di Demodoco (canto ottavo) che per due volte aveva provocato il pianto dell'eroe. Ma il canto delle Sirene è molto più pericoloso di questo perché non è mediato da un rituale che permette agli uomini di ricordarsi che sono uomini. Senza un contesto preciso di enunciazione infatti come un rituale religioso o un banchetto, l'epopea resta inudibile per gli uomini senza che essi si perdano. Il loro canto comporta il dolce oblio della propria esistenza, delle proprie sofferenze, ma è un oblio eccessivo, totale che porta l'uomo a dimenticare la sua condizione mortale, il bere, il mangiare e che quindi uccide. Da tale brano inoltre trapela un tema fondamentale del personaggio di Ulisse: la doppia tensione in cui si esplica il sentimento di nostalgia(da ??????=ritorno e ?????=sofferenza quindi sofferenza per il ritorno). Da un lato la tensione per il ritorno a casa, motore della vicenda, dall'altro l'impulso di viaggiare, di esplorare quindi la nostalgia per l'ignoto e per la conoscenza. Le Sirene infatti rappresentano tutto ciò che attrae lontano da casa, come la poesia, la sapienza, la fama, la gloria, il ricordo del passato(in questo caso della guerra di )....
?
2016-12-11 16:08:07 UTC
Mentre spiegavo le istruzioni di Circe ai compagni

la nave spinta da un vento favorevole arrivò rapidamente

all'isola delle Sirene.

Immediatamente il vento cessò,vi fù una calma

improvvisa,un dio addormentava le onde.

I compagni levarono e piegarono le vele,

le deposero nella stiva della nave e una volta posizionati

ai remi, con foga iniziarono a remare.

Io invece, con un' affilata lama di bronzo

avevo tagliato un disco di cera a pezzetti

e li stavo premendo tra le mani con forza.

Per la forte pressione e il calore del sole

la cera si ammorbidì e la spalmai

sulle orecchie di tutti i miei compagni.

Loro mi legarono mani e piedi con le funi

e mi fissarono saldamente all'albero della nave,

poi sedettero e remarono con forza.

Ma, nonostante fossimo veloci

la nave non passò inosservata alle sirene

e non appena fummo a una distanza che ci consentiva udirle

intonarono un canto soave:

" Vieni, famoso Ulisse, eroe dei greci,

ferma la nave, così potrai ascoltarci.

Nessuno è mai passato di qui senza

fermarsi ad ascoltare il dolce suono del nostro canto,

chi si è fermato se ne è andato dopo avere provato piacere

e acquisito più conoscenza.

Noi sappiamo quante sofferenze patirono a Troade

gli Achei e i Troiani per il volere degli dei;

sappiamo tutto quello che è successo su quella fertile terra".

Dissero queste parole cantando con voce soave:

tutto me stesso voleva ascoltarle,

facendo segno con gli occhi

ordinai ai miei compagni di slegarmi,

ma loro remavano curvi.

Prontamente Perimede ed Euriloco si alzarono

e strinsero di più le funi che mi legavano.

Quando oltrepassarono le sirene

e non si poteva più sentire nè la loro voce nè il loro canto,

i fidati compagni si tolsero la cera

dalle orecchie e mi slegarono.
?
2016-06-25 14:01:41 UTC
Chissà se hai mai sentito parlare di una band islandese di nome Sigur Rós? Il bello della loro musica è che, essendo islandesi, nessuno al di fuori dell'isola nordica capisce i testi delle loro canzoni. Ma non li capiscono nemmeno gli islandesi, perché il più delle volte costoro cantano in Vonlenska - una lingua inventata di sana pianta. Così, libera finalmente della costrizione del testo, la musica diventa un veicolo emozionale unico e universale. Per questo, pur essendo un'appassionata della lingua, non mi preoccupo quasi mai di tradurre il testo di una canzone. Preferisco immaginare il mondo racchiuso nella musica. °°° Ahhh, avrei dovuto immaginarlo. Però è sempre straordinario scoprire le affinità un passo alla volta. Se ti seguissi più da vicino mi arresterebbero per stalking, abbi pazienza. ;-))
anonymous
2011-03-02 11:29:42 UTC
Parafrasi - Odissea libro XII



Mentre spiegavo le istruzioni di Circe ai compagni

la nave spinta da un vento favorevole arrivò rapidamente

all'isola delle Sirene.

Immediatamente il vento cessò,vi fù una calma

improvvisa,un dio addormentava le onde.

I compagni levarono e piegarono le vele,

le deposero nella stiva della nave e una volta posizionati

ai remi, con foga iniziarono a remare.

Io invece, con un' affilata lama di bronzo

avevo tagliato un disco di cera a pezzetti

e li stavo premendo tra le mani con forza.

Per la forte pressione e il calore del sole

la cera si ammorbidì e la spalmai

sulle orecchie di tutti i miei compagni.

Loro mi legarono mani e piedi con le funi

e mi fissarono saldamente all'albero della nave,

poi sedettero e remarono con forza.

Ma, nonostante fossimo veloci

la nave non passò inosservata alle sirene

e non appena fummo a una distanza che ci consentiva udirle

intonarono un canto soave:

" Vieni, famoso Ulisse, eroe dei greci,

ferma la nave, così potrai ascoltarci.

Nessuno è mai passato di qui senza

fermarsi ad ascoltare il dolce suono del nostro canto,

chi si è fermato se ne è andato dopo avere provato piacere

e acquisito più conoscenza.

Noi sappiamo quante sofferenze patirono a Troade

gli Achei e i Troiani per il volere degli dei;

sappiamo tutto quello che è successo su quella fertile terra".

Dissero queste parole cantando con voce soave:

tutto me stesso voleva ascoltarle,

facendo segno con gli occhi

ordinai ai miei compagni di slegarmi,

ma loro remavano curvi.

Prontamente Perimede ed Euriloco si alzarono

e strinsero di più le funi che mi legavano.

Quando oltrepassarono le sirene

e non si poteva più sentire nè la loro voce nè il loro canto,

i fidati compagni si tolsero la cera

dalle orecchie e mi slegarono.


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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