IL RITORNO
Il mare schiaffeggia la costa con le sue onde brevi e monotone. Bianche nuvolette svolazzano rapide nel vasto cielo azzurro, portate dal vento, come uccelli; il paese, nel fondo della valletta che va verso il mare, si sta scaldando al sole.
Proprio al principio, isolata, c'è la casa dei Martin-Lévesque, sull'orlo della strada. È una casupola di pescatori, coi muri d'argilla, il tetto di paglia impennacchiato di giaggioli turchini. Un orticello quadrato grande come un fazzoletto, nel quale crescono cipolle, cavoli, prezzemolo e sedano, si stende davanti all'uscio, contornato da una siepe dalla parte della strada.
L'uomo è alla pesca; la donna, davanti alla casupola, sta aggiustando le maglie d'una gran rete bruna, tesa sul muro come un'immensa ragnatela. Una ragazzetta di quattordici anni, seduta su una seggiola impagliata poggiata all'indietro sul cancellino dell'orto, rammenda la biancheria, biancheria da povera gente, lisa e rattoppata. Un altro ragazzo, più giovane di lei d'un anno, culla tra le braccia un bambinello che ancora non si muove né parla; e due altri bambini, di due e tre anni ciascuno, stanno seduti impiastricciando con la terra e tirandosela sul viso.
Nessuno parla. Il lattante che il ragazzo cerca d'addormentare piange senza interruzione, con una vocina stridente. Un gatto dorme sul davanzale della finestra; ai piedi del muro delle violacciocche fiorite formano un bel cuscinetto di fiori bianchi attorniati di mosche ronzanti.