Domanda:
urgente!mi serve la parafrasi del canto IV dell'eneide l'ultimo colloquoio tra Didone ed Enea è urgentissima!?
anonymous
2009-04-20 11:32:12 UTC
urgente!mi serve la parafrasi del canto IV dell'eneide l'ultimo colloquoio tra Didone ed Enea è urgentissima!?
Due risposte:
Francesca
2009-04-22 13:31:43 UTC
Ma la regina (chi può ingannare un innamorato) ebbe presentimento di tutto e per prima si rese conto di ciò che stava accadendo, timorosa di tutto com'era, anche di ciò che sembrava assolutamente certo.

Fama in persona, l'empia, disse che si stava preparando una flotta per la partenza. Folle d'amore, senza senno, la regina impazzisce, vaga per lacittà fuori di sè, come una baccante, pazza come una Menade quando è nel pieno dela festa, quando al grido "Bacco!" comicia la bolgia che avviene soltanto ogni tre anni, quando il Citerone (monte) risuona di notte di molte voci.

Infine per prima parlò con Enea, dicendo: " Perfido! Speravi di tenere nascosto tutto questo e lasciare in silenzio la mia terra? Non ti trattiene qui il nostro amore, la mano che ti è stata concessa, e nemmeno Didone che sta per morire di morte crudele?? Uomo malvagio, tu invece prepari la flotta, in inverno, e hai fretta di prendere il largo, tra venti tempestosi. Perchè? Se Ilio esistesse ancora, correresti lì come stai correndo verso terre straniere, verso paesi sconosciuti? Dimmi la verità, partiresti? Scappando via da me?

Ti prego per le mie lacrime, per la tua mano, per gli Imenei iniziati e per il nostro matrimonio, se mi sono resa degna di te almeno un po', se ami qualcosa di me, abbi pietà del regno che crollerà (se parti) e abbandona i tuoi propositi di partire, ti prego, se sono ancora in tempo per pregarti. I popoli della Libia mi odiano a causa tua, mi odiano i tiranni numidi e anche i Tiri, per colpa tua; a causa tua è morto il mio pudore, è morta anche la fama che avevo, che saliva fino in cielo.

A chi mi lasci, qui, morente? Enea, mio ospite... Ospite! Solo così ora posso chiamare colui che un tempo chiamavo marito.

Cosa faro ora? Starò ad aspettare ch mio fratello Pigmalione bruci le mura della mia città, o che il re Jarba mi renda schiava e mi porti nel suo regno? Se almeno avessi avuto da te un figlio, prima della tua fuga, un piccolo Enea che giocasse per le stanze, che avesse il tuo aspetto! Così non mi sembrerebbe di essere stata completamente abbandonata e ingannata!"

Diceva così. Ma Enea, come l'aveva messo in uardia Giove, non si faceva commuovere esternamente, e con sforzo teneva il dolore celato in cuore. Alla fine rispose con poche parole: " Regina, non negherò certo che hai tanti meriti quanti puoi dire a parole, e non mi dimenticherò di te mai finchè avrò via, finchè mi ricorderò di me stesso mi ricorderò anche di te. Ma ascoltami: non ho sperato di tenere questa fuga segreta, ma se vuoi credilo pure. Non ti ho mai nemmeno parlato di matrimonio, non ho pensato di sposarti. Se il Fato mi permettesse di decidere della mia vita, di rispettare i miei veri desideri, sarei rimasto a Ilio, vicino ai dolci ricordi della mia famiglia e gli alti tetti del palazzo di Priamo sarebbero ancora in piedi, e con le mie stesse mai avrei costruito per gli sconfitti una nuova Pergamo.

Ma ora Apollo Grineo (da Grinio, città che lo adorava molto) mi ordina di andare in Italia; gli oracoli di Licia mi ordinano di andare in Italia. Questo è il mio amore, è questa la mia patria. Se tu, che sei fenicia, ami così tanto le mura di Cartagine e questa tua bella città libica, perchè vuoi impedire ai Teucri di avere finalmente un po' di pace, in Italia? E' consentito anch a noi cercare approdi stranieri. Ogni volta che cala la notte, ogni volta che salgono in cielo le stelle, in sogno l'anima turbata di mio padre Anchise mi rimprovera e mi spaventa, mi rimprovera Ascanio, povero bambino, per il torto che sto facendo al suo futuro, perchè li tolgo il regno dell'Esperia e delle terre a cui il Fato lo ha destinato. E proprio ora Mercurio, messaggero degli dei, mandato da Giove (lo giuro sulla mia vita e sulla tua) volando mi ha recapitato questo comando: Naviga! Io stesso ho visto il dio entrare dalle mura, immerso in una luce chiarissima, e con le mie orecchie ho udito la sua voce : Naviga!

Perciò smetti di tormentare me e te con questo lamento, io non vado in Italia di mia spontanea volontà."

Mentre parlava, Didone lo fissava con lo sguardo torvo, spostando gli occhi da un punto all'altro, scrutandolo con occhiate silenziose; infine, furiosa, proromè in questo modo: " Tua madre non è una dea, la tua stirpe non è nata da Dardano, uomo perfido! Sei nato dal Caucaso selvaggio, pieno di monti, ti hanno allattato le tigri dell' Ircania da bambino! Ma perchè mi illudo? Perchè mi sono aspettata qualcosa di più da quest'uomo? Si è forse commosso vedendo le mie lacrime? Non ha battuto ciglio, non ha sospirato nemmeno una volta, non ha avuto pietà per la sua amante! Cosa posso immaginare di peggio? Ormai neanche la grande Giunone o il padre degli dei guardano con un po' di giustizia ciò che sta accadendo. Non c'è più buonafede, da nessuna parte. Lo accolsi morto di fame, buttato da una tempesta sulle mie spiagge, gli cedetti metà del mio regno, stupida pazza! Strappai alla morte cera la sua flotta e i suoi compagni. Che rabbia! E ora il messagg
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2017-02-08 03:29:52 UTC
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La durata dell'attacco di panico varia da individuo a individuo: i sintomi, di solito, raggiungono il picco nei primi dieci minuti e svaniscono nella prima mezz'ora. Nei casi più gravi, però, un attacco di panico può durare fino a un giorno intero. Inoltre, chi soffre di attacchi di panico ricorrenti, inaspettati e che per almeno un mese vive nel timore della loro comparsa, può incorrere in un disturbo chiamato “disturbo di panico”.


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